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venerdì 30 ottobre 2009

UCCISI SENZA MOTIVO

Di carcere si può morire


Due storie, due vite spezzate. Un luogo: il carcere. Analogie, arresto per detenzione di sostanze stupefacenti e morte avvenuta poco dopo l'arresto per cause ancora da accertare.

Sono questi gli elementi che accomunano le storie di Aldo Bianzino e Stefano Cucchi, deceduti misteriosamente, il primo al carcere di Capanne Perugia il 14 ottobre 2007, il secondo a Regina Coeli, Roma nella notte tra i 22 e il 23 ottobre. Anomalie in entrambi i casi: dai segni di tumefazioni varie sul volto di Stefano, come affermato dai genitori, all'autopsia su quello di Aldo che porta a rilevare lo spappolamento di fegato e milza e le lesioni cerebrali che ne avrebbero provocato la morte.

Si è già tenuta l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio nei confronti di un agente della polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza della sezione 2° B in cui Aldo si trovava. “ L'agente è imputato di aver omesso di informare il sanitario di guardia che Aldo richiedeva aiuto, di non aver prestato soccorso e di aver cercato di nascondere quanto realmente accaduto quella notte falsificando il registro di accesso alla sezione del carcere. Purtroppo questo percorso giudiziario cerca di mettere in luce solo alcuni aspetti di quello che verosimilmente è accaduto, dando per scontato il malore accidentale di Aldo. Niente ci è dato sapere di come mai una persona sia entrata in carcere in salute e ne sia uscita morta.”

Questo e altro è quanto si può leggere sul blog dedicato allo stesso Aldo e curato dal Comitato Verità per Aldo, di cui fanno parte anche i familiari (http://veritaperaldo.noblogs.org/).

(...) Inoltre sussitono altri elementi alquanto strani nell'intera vicenda: la nudità del corpo (aveva solo una maglietta addosso), la posizione anomala sulla branda, la porta della cella aperta (da quanto si evince dalle telecamere a circuito chiuso), il corpo lasciato a terra di fronte all'infermeria chiusa, i tardivi soccorsi nonostante le richieste di aiuto (secondo quanto raccontano i testimoni), l'orecchio tumefatto. Tutti elementi che allertano immediatamente i familiari e gli amici di Aldo, prima fra tutti la compagna, Roberta Radici, scomparsa recentemente, e che immediatamente dopo l'accaduto scriveva in una lettera resa pubblica: “Il medico legale, che mi ha chiamato, alla presenza mia, dell'ex moglie di Aldo, delle sue avvocatesse e dell'avvocato d'ufficio, quindi davanti a ben cinque persone, mi chiese, secondo il mio punto di vista, quali potessero essere le motivazioni per cui Aldo era stato ucciso. Risposi che non credevo ci fossero motivazioni... ho pensato a un pestaggio andato oltre le intenzioni. Questo signore, il medico legale e non è un mio amico o un passante e quindi ha tutti gli elementi per poter fare delle affermazioni non casuali, ha detto: "No, signora. Questi sono colpi dati con l'intento di uccidere. Colpi dati scientemente, con una tecnica scientifica usata anche presso alcune corporazioni militari, che mirano a distruggere gli organi vitali senza lasciare traccia alcuna. Perché non si capisce come mai questo cristiano - così si esprimeva - abbia il fegato distaccato e spappolato e da fuori non ci sia neanche un segno, nemmeno sulle ginocchia a dimostrazione che non è caduto. In più ha quattro emorragie cerebrali".

Anomalie anche nell'istruttoria, definita “lacunosa” dal legale di parte: "Di fatto - scrive l’avvocato Zaganelli nella richiesta di opposizione - pur in presenza di un’ipotesi di omicidio, incomprensibilmente la cella e gli oggetti ivi contenuti non vennero sottoposti a sequestro, né disposte indagini tecnico scientifiche... pure la nudità del corpo - sottolinea - poteva suggerire l’ipotesi di un oltraggio fisico o morale anteriore al decesso che si presume sia stato portato a immediata conoscenza del direttore, dell’ispettore capo e dei medici del carcere" (...)

Una fotocopia la morte di Stefano Cucchi avvenuta dopo l'arresto dei carabinieri e il trasferimento all’ospedale Pertini (reparto detentivo). Trentunenne, di corporatura esile, arrestato per modesto possesso di droga il 16 ottobre scorso. Al momento dell’arresto da parte dei carabinieri, secondo quanto riferito dai familiari, stava bene, camminava sulle sue gambe, non aveva segni di alcun tipo sul viso. La mattina seguente, all'udienza per direttissima, il padre nota tumefazioni al volto e agli occhi. Non viene inviato agli arresti domiciliari, eppure i fatti contestati non sono di particolare gravità. Dal carcere viene disposto il ricovero all’ospedale Pertini. Pare per “dolori alla schiena”. Ai genitori non è consentito di vedere il figlio. I genitori rivedono il figlio per il riconoscimento all’obitorio e si trovano di fronte a un viso devastato.


15 ott: Stefano Cucchi viene fermato dai carabinieri, a Roma,

16 ott: Alle ore 1.30 del mattino si presentano, con Stefano, presso l’abitazione della famiglia Cucchi quattro carabinieri e iniziano a perquisire la stanza di Stefano. Non trovano nulla. I carabinieri tranquillizzano i familiari, dicendo che Stefano è stato sorpreso con poca “roba” addosso (20 gr. principalmente marijuana, poca cocaina e due pasticche di un farmaco contro l’epilessia, regolarmente prescrittogli dal medico curante).

17 ott: alle 9 si celebra il processo per direttissima, Stefano arriva in aula scortato dai carabinieri. Il suo volto è molto gonfio e tumefatto, in contrasto impressionante con la sua magrezza (i genitori affermano che il suo peso prima dell’arresto è di circa 43 kg) e presenta lividi assai vistosi intorno agli occhi. Durante l’interrogatorio del giudice, si dichiara colpevole di “detenzione di sostanze stupefacenti, ma in quanto consumatore”. Stefano alle 13 circa viene condotto via, ammanettato, dai carabinieri, dopo la sentenza di rinvio a giudizio.

Alle ore 14 viene visitato presso l’ambulatorio del palazzo di Giustizia, dove gli vengono riscontrate “lesioni ecchimodiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente” e dove Stefano dichiara “lesioni alla regione sacrale e agli arti inferiori”. I carabinieri lo conducono quindi a Regina Coeli affidandolo alla custodia della Polizia penitenziaria.

All’ingresso in carcere viene sottoposto a visita medica che evidenzia la presenza di “ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione". Viene quindi trasportato all’ospedale Fatebenefratelli.
In ospedale viene diagnosticata “la frattura corpo vertebrale L3 dell'emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea”.
Comincia il rimpallo fra Regina Coeli e Fatabenefratelli e poi all’ospedale Sandro Pertini. La famiglia viene avvisata del ricovero di Stefano solo alle ore 21 ma non riuscirà mai a vederlo o parlargli.

22 ott: Stefano Cucchi muore alle 6.20 di mattina. La certificazione medica rilasciata dal sanitario ospedaliero parla di 'presunta morte naturale'. Alle ore 12.30 alla madre di Stefano viene notificato il decreto del Pm con cui si autorizza la nomina di un consulente di parte. È in questo modo che la signora Cucchi viene a sapere della morte del figlio. Entrambi i genitori si recano al Pertini , si precipitano quindi all’obitorio dell’istituto di medicina legale dove si presenta loro un’immagine sconvolgente: il volto del figlio devastato, quasi completamente tumefatto, l’occhio destro rientrato a fondo nell’orbita, l’arcata sopraccigliare sinistra gonfia in modo abnorme, la mascella destra con un solco verticale, a segnalare una frattura, la dentatura rovinata.

23 ott: Viene effettuata l’autopsia. Al consulente di parte, nominato dalla famiglia, non viene consentito di scattare fotografie. Il corpo di Stefano Cucchi ora pesa 37 Kg. Ai consulenti di parte è stata negata la possibilità di fare le fotografie di quel viso.

Una morte tragica, drammaticamente sospetta che richiede risposte dalla magistratura, dall’amministrazione penitenziaria, dai carabinieri, dai medici del Pertini... Il ministro alfano rispondendo all'interrogazione parlamentare ha dichiarato che Stefano Cucchi sarebbe caduto dalle scale! la russa dichiara invece che i carabinieri sicuramente hanno svolto al meglio il loro lavoro... (pensa se lo facevano male!)

Io mi associo alle domande poste da Articolo21 pretendendo dalle istituzioni delle risposte:

1) Che traumi presentava Stefano Cucchi e chi glieli aveva provocati?

2) Perché è stato ricoverato all’ospedale Pertini?

3) La morte è dipesa dalle possibili violenze subite?

4) Perchè ai genitori è stato impedito di incontrare il figlio per lunghi sei giorni?

5) Perché non gli sono stati concessi gli arresti domiciliari neanche fosse il più efferato criminale?

6) Perché non vengono rese pubbliche le foto del viso tumefatto posto che in Italia capita spesso che i verbali degli interrogatori a base di inchieste importanti vengono immediatamente trascritti sui giornali?


Video dell'intervista ai familiari di Stefano




notizie e approfondimenti:



L'Unità, ancora L'Unità, Articolo 21,



Sicuri da morire, il Sole 24 Ore, il Manifesto,



il blog di Beppe Grillo,



ancora il blog di Beppe Grillo,



Corriere della Sera, il blog di Jacopo Fo,



Rassegna Stampa, ...





mi vergogno di essere un uomo, se l'uomo è questa orrenda bestia capace di crimini così assurdi, inutili e stupidi ...





5 commenti:

Francesco ha detto...

DUE STORIE ASSURDE... e non sono le sole purtroppo...

MagicItaly ha detto...

Tre storie, Federico Aldrovandi morto per mano dello stato, i poliziotti condannati per omicidio (pena irrisoria) sono tutt'ora in servizio.

http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi/2009/08/14/la-certezza-della-pena/

Giuseppe Gatto ha detto...

Si certo, non dimentico il povero Federico. Ho accomunato le storie di Cucchi e Bianzino solo perchè le ho trovate drammaticamente e tristemente simili in ogni dettaglio. Poi di bianzino davvero non ne ha mai parlato nessuno... Storie di prepotenza "finale" delle forze dell'ordine purtroppo ne abbiamo a decine... decine...

Unknown ha detto...

Ciao
nemmeno di Andrea Fabris, morto nel carcere di Venezia ne ha parlato nessuno. La cosa piu' tragica e'che per Andrea la madre e il padre non possono reclamare giustizia, perche' sono deceduti poco prima che lui venisse carcerato. Scontava una condanna di pochi mesi per detenzione di droga.

Grazie per questo lavoro lodevole che fate...

Giuseppe Gatto ha detto...

sto raccogliendo dati in giro sul web, le pubblico a breve. Le morti "misteriose" a seguito di arresto o in carcere sono DECINE e DECINE... per non parlare dei suicidi...